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Ci si imbatte infatti in viste mare laterali, formule emotion, ristoranti front cooking, cascate terapeutiche, lunch in the garden, balconi vivibili, bambini scontati, doccia emozionale, doccia effetto pioggia e via andare.
La cosa più sconcertante per il consumatore è la totale anarchia nelle classificazioni, spesso fantasiose, delle categorie degli alberghi.
Un vecchio problema con rimandi e palleggiamenti tra governi e regioni: gli enormi interessi in gioco bloccano una legge definitiva e valida su tutto il territorio nazionale.
Chi è penalizzato?
Come al solito il povero consumatore che è costretto a dimenarsi tra due stelle sup, tre stelle sup, tre stelle P (dove P, dovrebbe, dico dovrebbe, stare per piscina), per non parlare, in altro ambito, di alberghi tempestati di stelle.
Classificazioni puramente, credo, autoreferenziali.
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