L'antirazzismo come marketing: Kinder Ferrero

A volte ci si chiede il perchè delle cose. Anche degli spot.

La Ferrero , una grande e popolare azienda dolciaria italiana, come tutti sanno, ha lanciato la nuova campagna per il Kinder Fetta al latte, con Fiona May come testimonial (e figlia), come già fatto per la precedente.

Quindi la pubblicità ha come protagoniste una mamma e la sua bambina. Entrambi di colore, nere.

La pubblicità è una faccenda serissima che muove milioni di euro.

I pubblicitari sono persone che magari non sanno chi vinse a Waterloo, però il loro mestiere lo conoscono e non fanno nulla a caso.

La considerazione è: se hanno deciso di reclamizzare in Italia un prodotto tutto italiano utilizzando come testimonials due persone di colore è perchè hanno intuito che il razzismo/antirazzismo tira?
Quale sia il messaggio indiretto di quella pubblicità, non è facilmente intuibile.

Da tempo le aziende non reclamizzano il prodotto in sè preferendo contrassegnarlo con un modello ideale (i bambini tutti biondi, i papà tutti atletici, le mamme tutte radiose e precise, le colazioni in cucine pulitissime baciate dal sole ect. ect).

Forse si intende affermare che ci siamo, la società multietnica è una realtà e dunque è tempo di adeguare, aggiornare il modello italiano mamma-figlia.

O forse si vuole far capire che la Ferrero non è razzista, quindi meritevole agli occhi del consumatore "impegnato".

Oppure si insinua che chi non compra quelle merendine perchè pubblicizzate da testimonials di colore è, invece, un razzista.

E come può redimersi? Facendone incetta?

Io non so bene qual'è la risposta ma l'antirazzismo ridotto a faccenda da marketing mi disturba.

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