Quando allo stadio ci sono i fischi ma non i neri...



Nella recente partita di calcio della nazionale, a Palermo, l'inno della squadra avversaria (la Bulgaria nda) è stato subissato di fischi, dando l'esatta misura del quoziente intellettivo degli occupanti gli spalti.

A occhio e croce zero virgola.

Tranne qualche tiepido accenno e qualche blanda critica, la stampa e la tv hanno ignorato un gesto di inciviltà inqualificabile (purtroppo non nuovo). Ma scommetto che se la squadra ospite fosse stata, per esempio, l'Uganda, ossia una compagine di giocatori di colore, ne sarebbe nato un putiferio.

Il nostro amato ministro di colore dal ministero fantasioso, assieme a suoi troppi compari politici, avrebbe occupato stampa e programmi tv con proteste e richieste di sanzioni.

Pur ammettendo l'inutilità dei fischi ma siamo sicuri che l'operaio veronese che fischia il milionario rossonero di colore sia razzismo e non lotta di classe, invidia sociale o semplice antipatia?

Purtroppo la stupidità italica è uscita dagli stadi per approdare negli autodromi. A Monza fischi per il biondo Sebastian Vettel, imbattibile anche se non il migliore (secondo me).

Anche qui ci è andata bene: per fortuna sul podio non c'era Lewis Hamilton (il migliore, credo) altrimenti giù con il razzismo a reti unificate.

Che sia arrivato il momento semplicemente di discriminare gli imbecilli?

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